Il restauro del cranio di Tigre

Diamo con piacere ospitalità ad un nostro studente del corso di laurea in Scienze Ambientali e Naturali Simone Lo Savio, che appassionato di museologia e dotato di non comuni capacità artistiche e tecniche ha realizzato il progetto del restauro di un cranio di Tigre che giaceva nei magazzini del Museo di Zoologia. Di seguito il suo resoconto con tutte le fasi di restauro.


Il CRANIO DI TIGRE

(Panthera tigris Linnaeus, 1758)

- Identificazione e restauro -

Un teschio misterioso...

L’1 agosto del 2022, curiosando nel deposito del Museo, mi sono imbattuto in uno scatolone pieno di ossa animali, da minuscole a decisamente grandi. Mentre esaminavo il contenuto, ho trovato una mandibola e un cranio che hanno subito attirato la mia attenzione. I due pezzi si articolavano perfettamente: dovevano appartenere allo stesso individuo; ma di quale specie?  Il foro nasale unico, l’arcata zigomatica e altri dettagli indicavano senza alcun dubbio che si trattasse di un Mammifero. Il reperto purtroppo non era completo: quasi tutti i denti erano mancanti, ma alcuni di quelli laterali preservatisi tradivano una dieta spiccatamente carnivora. Quindi eravamo di fronte ad un Mammifero dell’Ordine Carnivora.

Per chi non abbia dimestichezza con la tassonomia, vi basti sapere che non lo definirei esattamente restringere il campo! Ma un animale così grande? Inizialmente, avevo supposto che potesse trattarsi del teschio di un orso (Famiglia Ursidae), ma ad uno sguardo più attento (notando il caratteristico profilo convesso) sono arrivato alla conclusione che potesse essere appartenuto soltanto ad un grande felino (Famiglia Felidae). Quel giorno avevo molte altre attività di cui occuparmi, così mi sono limitato a portare con me il reperto (insieme al modello di celacanto di cui ho parlato in un altro articolo) e a lasciarlo nella Sala conferenze annessa al Museo. Il giorno seguente, intenzionato a dare finalmente un’identità a questo misterioso animale, mi sono documentato sui teschi dei felini. Innanzitutto, le sue dimensioni riducevano drasticamente le possibilità: soltanto due felini viventi hanno un cranio così grande: il leone (Panthera leo Linnaeus, 1758) e la tigre (Panthera tigris Linnaeus, 1758), ma quale dei due!? Le due specie sono estremamente simili in quanto a morfologia (non per niente appartengono allo stesso Genere) e se non fosse per il manto diverso sarebbe molto difficile distinguerle ad occhio. Per chi volesse cimentarsi in questo esercizio, ho inserito un piccolo gioco; ecco due immagini dei due felini, buon divertimento! (La soluzione in calce all’articolo).

Tornando alla nostra indagine, non mi era rimasta alternativa che raccogliere più informazioni possibili riguardo le differenze tra i teschi dei due animali. Non avendo testi di riferimento, sono ricorso ad Internet e, per mia fortuna, vi ho trovato tanto materiale, tra cui un articolo piuttosto attendibile. Pare che le differenze più evidenti (e, di conseguenza, più diagnostiche) siano essenzialmente tre:

  1. La tigre ha una mandibola dalla base piatta, mentre nel leone è più curva;
  2. La tigre ha un angolo più accentuato nel profilo della cresta sagittale;
  3. Il foro nasale della tigre è a forma di cuore, nel leone è rombico

Il nostro reperto lasciava pochi dubbi: tigre! Ero di fronte ad un autentico cranio appartenuto al più grande felino vivente. (In realtà, a parità di dimensioni degli animali interi, il cranio del leone sarebbe stato più grosso perché in questa specie la testa è proporzionalmente più voluminosa).

Ora sapevo con certezza di cosa si trattasse, ma, come ho accennato in precedenza, il reperto non era perfettamente conservato: quasi tutti i denti frontali (tra cui le caratteristiche zanne) e alcuni degli altri erano mancanti e, in generale, l’intero teschio era coperto da uno strato di sporco. Va da sé che un cranio di tigre costituisca un reperto di grande valore per qualsiasi Museo di Zoologia, ma dato che l’esemplare tassidermizzato appartenente proprio a questa specie è forse il pezzo più sbalorditivo della nostra collezione (sicuramente lo è per il pubblico), per il nostro Museo questo reperto possiede un valore ancora maggiore. Anche per questa ragione non potevamo esporlo nelle condizioni in cui versava in quel momento. Dovevo dargli una ripulita certo, ma aveva senso sottoporlo al pubblico senza la sua caratteristica più spettacolare? Dopotutto, trovandosi di fronte ad un teschio di tigre, chiunque si aspetterebbe di ammirare le temibili quattro zanne delle dimensioni di un dito! Abbiamo così deciso di operare un restauro, riproducendo le parti mancanti. Nonostante ciò comportasse la perdita della totale originalità del pezzo, era il solo modo di restituire a questo stupefacente reperto il massimo della sua naturale spettacolarità.

Alcune considerazioni

A restauro concluso, il nostro cranio appare assolutamente impressionante (dato che nelle foto manca un riferimento per le dimensioni, si tenga presente che quelle fauci potrebbero tranquillamente contenere una scatola cranica umana). 

Vorremmo poter conoscere la provenienza e l’età di questo reperto, ma, purtroppo, non abbiamo alcuna informazione che ci consenta di risalirvi. Riguardo alla provenienza, essa ci è assolutamente ignota; l’esemplare poteva essere selvatico o essere stato tenuto in cattività in uno zoo o in un circo e, in ogni caso, non sappiamo tramite chi il suo teschio sia giunto nel deposito del nostro Museo. Riguardo all’età, possiamo ipotizzare che la collezione di reperti ossei del Museo risalga a circa un secolo fa (o poco meno), dunque è probabile che anche questo cranio sia databile alla stessa epoca. È interessante notare la presenza di un buco sulla tempia destra, che suppongo non sia nient’altro che il foro d’entrata del proiettile che ha abbattuto l’animale. Inoltre, la mancanza delle zanne e di altri denti potrebbe essere dovuta alla loro vendita separata come ciondoli o il loro uso in pratiche di medicina tradizionale (ovviamente ridicole superstizioni), fenomeni tristemente comuni ancora ai giorni nostri. Dato che la tigre è oggi assolutamente tutelata e la caccia ne è internazionalmente vietata, questi elementi suffragherebbero l’ipotesi di una età avanzata per questo reperto. Confesso che sarebbe stato facile riparare il danno alla tempia durante il restauro, ma ho deciso di non farlo proprio per rispetto all’esemplare a cui è toccata questa infelice sorte e perché serva da monito ai visitatori di ciò a cui questa magnifica specie è stata e, purtroppo, continua ad essere sottoposta per mano dell’uomo.

Il restauro non ha richiesto più di due settimane di lavoro, ma sono passati cinque mesi da quando questo cranio è finito per la prima volta tra le mie mani. Purtroppo, ho dovuto concludere altri progetti durante questo frangente e, in generale, seppur vi tenessi profondamente, non ho avuto abbastanza tempo da dedicare a questo splendido reperto. Meglio tardi che mai è il caso di dire! Ad ogni modo, i visitatori lo troveranno esposto accanto alla nostra tigre già dal 27 dicembre. Ovviamente vi aspetta a fauci spalancate!

Simone Lo Savio